Zeltweg, 2 Giugno 2004, ore 10.41. C’è un luogo, una data e un orario preciso in cui iniziò la mia esperienza di sessioni fotografiche in volo. Mesi prima, dopo aver fondato Aviopress con l’amico Roberto Petagna, avevo chiesto un accredito stampa presso il Ministero della Difesa austriaco allo scopo di fare delle visite presso le basi aeree della Austrian Air Force e per tutta risposta venni invitato alla Journalist Tage, che a dispetto del nome non era la giornata del giornalista, ma una settimana intera di visite durante la quale ogni giorno era dedicato ad una base diversa. Sull’invito era specificato che, dove ci sarebbero state le condizioni, avrei avuto l’opportunità di essere imbarcato durante delle missioni addestrative. Prima della partenza non avevo dato tanto peso a questa postilla dell’invito, anzi, ho pensato che quella dicitura fosse una frase standard, forse un refuso. Invece, dopo l’arrivo alla base di Zeltweg, scoprì che era tutto vero. Nel giro di mezz’ora mi ritrovai catapultato in una realtà che avevo sempre fotografato in terza persona, di cui avevo letto fiumi di articoli e che al massimo mi ero permesso di sognare: ero in sala vestizione, con una tuta di volo da indossare, con gli specialisti che mi spiegavano che sarei montato su un Saab 105 OE VIP, una versione abbastanza bizzarra del trainer dell’Austrian Air Force, in quanto modificata dallo standard, che prevede 2 seggiolini eiettabili affiancati, con l’installazione di 4 seggiolini fissi senza sistema di eiezione. Scopo della missione: fare da lepre a due Saab J 35 Draken, il caccia intercettore all’epoca ancora in forze all’ A.A.F.
Dopo la brevissima fase di vestizione seguì un altrettanto breve briefing con l’equipaggio, mi spiegarono che il meteo purtroppo era inclemente quindi avremmo dovuto salire di quota per superare la base delle nuvole e che probabilmente il rientro che avevano pensato in fase di pianificazione non sarebbe stato possibile. Effettivamente con le nubi basse sarebbe stato un problema volare a bassissima quota tra le valli del Tirolo austriaco. Una volta salito a bordo e ben imbragato il tettuccio si chiuse e il motore iniziò a farsi sentire in cabina…ore 10.41, leviamo i tacchi e decolliamo lasciando a terra i 2 Draken che per evidenti differenze di velocità potevano prendersela comoda. Una volta decollato la prima sensazione fu quella di una notevole differenza di prestazioni e metodo di pilotaggio in confronto agli aerei, civili, che fino a quel giorno facevano parte del mio bagaglio culturale. La spinta e il rateo di salita erano notevoli, un po’ di accelerazione si faceva sentire e iniziò dentro la mia testa la rivalutazione di un aereo come il Saab 105, un aereo che visto da fuori è brutto, goffo, l’ultimo caccia in cui uno sognerebbe di volare..eppure quando sei a bordo non la pensi così, anzi! Ci stabilizziamo ben sopra la base delle nuvole, a 25.000 piedi aspettando che i Draken, ormai decollati, facciano di noi la loro preda, cosa che si evince solo dalle comunicazioni radio perché guardando all’esterno non c’è traccia di altri aerei. Fortunatamente la prima fase della missione è molto passiva, dobbiamo solo attendere che questo paio di intercettazioni simulate abbiano luogo, questo mi permette di abituarmi a questo nuovo ambiente e all’incredulità di essere effettivamente a bordo di un caccia. E’ arrivato il momento di vedere, e fotografare, qualcosa. I due Draken si affiancano ma la differenza di prestazioni si fa sentire e TIGER62, il nostro 105, non riesce a stare al passo. La formazione, purtroppo sempre troppo larga, non permette grandi foto anche perché non avendo avuto altre esperienze di sessioni Air to Air, non avevo né l’attrezzatura adatta né la faccia tosta di chiedere ai piloti di fare delle manovre che avrebbero potuto agevolarmi non poco. Dopo una decina di minuti di volo e diverse virate per evitare di uscire dal piccolo spazio aereo austriaco i due Draken sono a corto di carburante e ci lasciano per rientrare a Zeltweg.
La situazione meteo è leggermente migliorata e quindi proviamo a seguire il piano di volo originale e quindi tornare facendo una bassa quota all’interno delle Alpi. Fino a quel momento pensavo che la discesa da 25.000 piedi a 500 piedi sarebbe stata graduale, invece no, siamo su un caccia che pur non avendo prestazioni di velocità esaltanti (0.86 mach come velocità massima), sopporta comunque carichi di +6g/-3g..e quindi giù in volo rovescio e muso a picchiare per arrivare nel più breve tempo possibile a 500 piedi. Arrivati dentro la valle seguiamo il terreno, le nuvole ci sono ma non sono così basse quindi possiamo proseguire. Ad un certo punto però inizia a piovere, sembra una banalità, ma se passi sotto una nube che scarica acqua la sensazione è che ti abbiano tirato una sassata nel parabrezza e l’acqua sembra gel invece che liquido. In pochi minuti siano in finale, carrello giù e bloccato in virata base sinistra. Giusto in tempo, il mio stomaco non avrebbe sopportato altri minuti di volo, come prima volta sarebbe bastato. La settimana della Journalist Tage continuò con altre esperienze sia in volo che a terra ma il pensiero era sempre rivolto a quello che avevo vissuto il 2 Giugno alle 10.41, una esperienza che cambiò radicalmente le mie aspettative per i servizi fotografici futuri..e così è stato.
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